Le innovazioni tecnologiche negli ultimi anni stanno invadendo il mercato promettendo di cambiare radicalmente le nostre abitudini grazie alla combinazione di intelligenza artificiale (IA), Internet of Things (IoT) e alle innumerevoli applicazioni che avremo a portata di click nella vita di tutti i giorni.

Immaginiamo di trovarci al supermercato e di non ricordare cosa contiene il nostro frigorifero in quel preciso momento: in un futuro non troppo lontano sarà possibile dare una semplice occhiata allo smartphone e alle applicazioni studiate per risolvere questo problema per sapere cosa comprare.

«Una serie di fotocamere immagazzina il contenuto del frigorifero, che, grazie all’intelligenza artificiale, riconosce i vari alimenti. Al momento del bisogno, tutte queste informazioni vengono inviate sul nostro smartphone», ha spiegato il product director di Samsung Italia, Antonio Bosio, intervenuto alla conferenza Artificial Intelligence at Work, organizzata da Assist al Mudec di Milano.

Secondo Bosio, infatti, non si dovrà aspettare molto prima che tutto ciò diventi realtà:

«Nel giro di cinque anni, tutti i dispositivi che produciamo saranno parte dell’internet delle cose; dotati di sensori, di intelligenza e di connettività».

In questo scenario in cui le nuove tecnologie sono in rapida evoluzione, la personalizzazione, nello specifico, viene considerata l’aspetto più evidente. I nostri dispositivi, infatti, dotati di intelligenza artificiale, sapranno riconoscerci e conoscere i nostri gusti.

Enrico Donati, CEO di Assist, a tal proposito dice:

«L’intelligenza artificiale consente di elaborare grandi quantità di informazioni e dati relativi ai consumatori».

In poche parole i dati utili serviranno a personalizzare i prodotti permettendo ai consumatori di semplificare la propria vita.

Ma l’Internet of things entrerà in gioco anche nelle scelte urbanistiche.

In questi casi, però, non si tratta di una previsione ma di una necessità: entro il 2030, più di cinque miliardi di persone andranno a vivere in città.

Ciò significa quindi provvedere quanto prima alla gestione del tessuto urbano in maniera intelligente; ma per farlo bisognerà appellarsi sin da subito alle nuove tecnologie per prepararci a fronteggiare un implosione di carattere globale.

Energia digitale per le Smart City

Secondo quanto contenuto in un white paper di Navigant Research, la convergenza di energia e innovazione in città sarà vitale per creare un’economia globale a basse emissioni di carbonio e che sia prospera, sostenibile e capace di fornire una buona qualità di vita a tutti.

The Urban Energy Transformation, (il titolo del white paper di Navigant) illustra in dettaglio il percorso verso la realizzazione delle Smart City, facendo leva su alcuni punti chiave che passano dall’energy cloud, sempre più basato su un insieme maturo di tecnologie.

L’energy storage e gli impianti fotovoltaici, presenti ovunque, creano una catena del valore dell’energia incentrata sul cliente, in cui consumo può essere ampiamente soddisfatto dall’elettricità generata autonomamente e scambiata economicamente tra gli utenti”- come sottolineato nel white paper, prevedendo che le fonti rinnovabili di energia andranno dal 50% al 100% del totale di generazione, e avranno ampio spazio sistemi di risorse energetiche distribuite (DER).

Altro fattore chiave sarà l’elevata percentuale di presenza dei veicoli elettrici, che metterà a dura prova la capacità della rete elettrica.

In questo caso verranno in aiuto gli edifici – o più precisamente gli Smart Building – che saranno integrati nella rete dinamica e useranno sistemi di gestione e controllo intelligente per ottimizzare la produzione e il consumo energetico.

Altro punto chiave in tutto questo processo sarà rappresentato dai dati e dalla loro gestione: Navigant Research evidenzia che la catena di approvvigionamento energetico sarà completamente digitalizzata e il suo funzionamento efficiente sarà focalizzato sull’automazione basata sugli analytics.

Smart city e IoT, tecnologia sempre più olistica

La digitalizzazione dell’energia è solo uno dei tanti aspetti per le città del domani, sempre più intelligenti. In ogni caso, l’interesse sulle Smart City è salito incredibilmente nel 2017, sottolinea ABI Research.

A tal proposito il suo vicepresidente, Dominique Bonte, in una nota ha affermato:

«Per la sua stessa natura di aggregazione di una vasta gamma di soluzioni e tecnologie, il segmento delle smart city offre l’ambiente ideale per i fornitori che offrono soluzioni di piattaforma IoT orizzontali e affronta una recente tendenza verso approcci più olistici e trasversali».

L’interesse è in aumento: la stessa ABI Research prevede che i ricavi globali della tecnologia in chiave Smart City IoT sperimenteranno un incremento straordinario, passando da 25 miliardi di dollari registrati nel 2017 a oltre 60 miliardi entro il 2026, con un tasso di crescita medio dell’11%.

Secondo la società di consulenza, le soluzioni in più rapida crescita includono stazioni di ricarica per auto elettriche e micro-grid, sistemi di gestione intelligente dei rifiuti e sensori ambientali, parcheggi e illuminazione stradale smart.

Un altro esempio pratico riguarda lo shopping: secondo Antonio Bosio, «nel 2019 le vetrine dei negozi saranno dei display trasparenti e touch, in grado di fornirci subito tutte le informazioni che richiediamo. Grazie all’intelligenza artificiale, inoltre, conosceranno i nostri gusti e ci mostreranno i prodotti giusti per noi».

Ma se di alcune innovazioni potremmo anche farne a meno, lo stesso non si può dire di altre applicazioni: le lenti a contatto sviluppate da Google con la collaborazione di Samsung, per esempio, saranno in grado di monitorare i livelli di glucosio dei diabetici, mentre le case intelligenti impareranno la routine quotidiana delle persone più anziane (a che ora accendono o spengono la luce, quando si fanno il caffè e altro ancora), in modo da poter inviare un segnale d’allarme sullo smartphone dei figli quando una o più di queste abitudini non vengono rispettate.

IoT migliora la vita in città?

Le innovazioni tecnologiche stanno cambiando anche le nostre abitudini di lavoro. I computer e i dispositivi mobili sono i protagonisti dello «smartworking»: la possibilità di lavorare in mobilità, senza l’obbligo di rispettare un orario fisso o di recarsi in ufficio tutti i giorni oggi viene considerata una delle più grandi conquiste.

Attualmente il 17% delle grandi aziende italiane sta sperimentando queste forme di lavoro (la cui regolamentazione è oggetto di un disegno di legge).

Tuttavia non mancano gli ostacoli: «Ci sarà bisogno di cambiare il contratto del lavoro e di spostare l’attenzione dagli orari agli obiettivi. Passaggi non semplici nel panorama italiano, in cui molte aziende hanno ancora una mentalità analogica», sottolinea Marco Barra Caracciolo, chief information officer di Enel.

La strada, però, sembra essere segnata, anche per via dei benefici che il lavoro agile porterà in termini di riduzione del traffico delle città, che nel frattempo si saranno trasformate in smart cities: macchine condivise, semafori che si regolano in base ai flussi di traffico e big data che consentono di monitorare quanto avviene sul territorio con l’aiuto dei cittadini, che segnaleranno alle istituzioni malfunzionamenti o altro attraverso lo smartphone.

Ma la rivoluzione IoT, potrebbe avere benefici anche generalizzati. Combinato con il trend delle smart cities, l’Internet of things ha tutte le carte in regola per aiutare a salvare l’ambiente: la sua influenza, infatti, ha ormai “contaminato” governi e organizzazioni pubbliche, tanto che gli investimenti hanno da tempo superato la soglia dei 400 miliardi di dollari.

Un affare globale

Fino a qualche anno fa, lo sviluppo dell’Internet of things era un “affare” per una ristretta cerchie di aziende con sede nella Silicon Valley.

Oggi, invece, l’IoT viene considerato un affare globale, capace di raggiungere i settori produttivi più disparati: non è un caso che gli investimenti governativi siano le principali forme di “sostentamento” della ricerca nel settore degli oggetti connessi.

La corsa alle armi

Visti i vantaggi dell’IoT (al momento di gran lunga superiori ai problemi e agli svantaggi), si è scatenata una sorta di “corsa alle armi” tra i vari Paesi per aggiudicarsi la palma di nazione più smart. In cima alla lista troviamo la Corea del Sud e l’Olanda che stanno già sviluppando una rete di telecomunicazioni in grado di offrire servizi IoT su larga scala.

Per quanto riguarda il Paese asiatico è SK Telecom (compagnia telefonica mobile) a occuparsi della creazione di infrastrutture in grado di raggiungere il 99% della popolazione sudcoreana, mentre nei Paesi Bassi è KPN (altra compagnia telefonica) che si sta occupando dello sviluppo infrastrutturale del Paese nordeuropeo.

L’impronta tedesca

Mentre Olanda e Sud Corea sono impegnate sul fronte della “distribuzione”, la Germania invece si sta occupando della creazione dei “servizi”.

Le industrie tedesche, infatti, sono in prima linea nello sviluppo di nuove tecnologie in grado di combinare l’Internet of things e smart city.

Conductix-Wampfler, ad esempio, ha sviluppato una tecnologia in grado di ricaricare a distanza autobus elettrici, che potranno così muoversi continuamente senza bisogno di fermarsi per “pit stop” o di essere collegati direttamente alla linea elettrica.

Questa tecnologia, che trova applicazione sperimentale sia nel Regno Unito sia in Italia, ha l’obiettivo di rendere più efficiente il sistema dei trasporti pubblici e di diminuirne l’impatto ecologico.

Altre società, invece, sono già attive nello sviluppo di sistemi di distribuzione avanzata per favorire il commercio.

Sfruttando la tecnologia RFID, ad esempio, il gruppo Metro (grandi centri acquisti con punti vendita anche in Italia) e Adler (catena di abbigliamento) vogliono offrire ai loro clienti servizi innovativi in grado di velocizzare le operazioni di acquisto. Non solo: l’introduzione dei tag RFID consentirà una migliore e più efficiente gestione del magazzino, garantendo un notevole risparmio energetico e un miglior approvvigionamento degli articoli in vendita.

Il caso Singapore

A Singapore, invece, la commistione tra Internet of Things e tecnologie per la smart city consentirà di controllare la vita dei cittadini in ogni dettaglio (o quasi!).

Combinando i dati di vari sensori installati sia in casa sia all’esterno, le autorità di Singapore sperano di aumentare il tasso di attività dei cittadini (invogliandoli, magari, ad avere figli) e migliorare i servizi offerti al cittadino (città più pulita, traffico senza problemi o gravi incidenti e monitorare i flussi di spostamento nel corso delle ore di punta).

Milano e il caso del quartiere dello scalo Romana

Anche l’Italia partecipa alla corsa verso le smart city con un progetto finanziato con fondi europei Horizon 2020 che punta alla riqualificazione del quartiere Scalo Romana, periferia sud di Milano.

L’obiettivo del progetto, che vede coinvolti condomini, investitori istituzionali e l’amministrazione comunale del capoluogo lombardo, è quello di riqualificare un’area ad alta densità abitativa, creando un quartiere smart a basso impatto ecologico. Come? Sfruttando l’Internet of Things e i Big Data, ovviamente.

Nello specifico verrà installata una fitta rete di sensori che consentiranno di raccogliere informazioni sul territorio, sul traffico e sulla qualità dell’aria.

Dall’analisi di questi dati sarà quindi possibile ripensare la mobilità stradale, facendo leva sul car sharing e il bike sharing.

Non mancheranno poi opere di riqualificazione di edifici pubblici e privati: grazie all’utilizzo dell’acqua di falda sarà possibile abbattere i consumi energetici e l’impatto ecologico.

Già da tempo, comunque, l’area a sud di Porta Romana è interessata da diverse opere di riqualificazione urbana. Nel 2015 la Fondazione Prada ha rilevato e restaurato un’ex distilleria creando uno spazio espositivo moderno e a servizio della città, mentre Fastweb realizzerà qui il suo nuovo quartiere generale. In via Ripamonti, (infine?) troverà spazio un centro per l’innovazione e per le imprese legate al mondo della tecnologia: dalla domotica alla mobilità sino al risparmio energetico.

Insomma, l’internet of things entrerà sempre più nella nostra realtà quotidiana. Contattateci attraverso il form sottostante per ricevere informazioni sulla possibile applicazione nella vostra azienda.

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